Non so come sia successo. Quel fine settimana Gianni non poteva gestire l’ufficio stampa di una gara ACI e così mi chiese di sostituirlo: capo ufficio stampa per tre giorni. Io. Come avrei mai potuto rifiutare? Alla scrivania del capo, gestivo la sala stampa, giornalisti che conoscevo dalla Formula uno, anche se qui era tutto molto, molto più facile. Una gara nazionale non richiede grande impegno, ma avevo comunque un compito da portare a casa al meglio. Erano quasi tutte riviste e quotidiani locali: quindi, in quel periodo, non potevi non trovare Ezio in Autodromo ogni volta che c’era una competizione in corso. Ezio Pirazzini, giornalista storico, icona imolese de Il Resto del Carlino.

Solo per capirne la portata, ora la sala stampa è intitolata a lui e da anni la figlia gestisce un Premio a lui dedicato nel quale, guarda caso, si cerca di tramandare la passione per il giornalismo, la scrittura e in particolare per la comunicazione nel mondo dello sport.

Potrei dire, quasi presuntuosamente di averlo vinto anche io quel premio, ben prima che fosse istituito.

Eh sì perché Pirezio, questo il suo nome quando varcava la soglia dell’ufficio stampa, sapeva andare oltre il primo sguardo e riconosceva le persone dandone una connotazione ben precisa. Tu sì, tu no. E in quel momento, preciso, lui scelse che per me era sì.

Il racconto è presto fatto: ero in ufficio, intenta a scaricare i tempi in pista per portarli poi ai giornalisti. Cartacei, a quei tempi, con fotocopie fatte sul momento. Pirezio entra e mi studia, cerca di capire soprattutto il perché Gianni Berti aveva affidato proprio a me quel ruolo a cui teneva tanto. Parliamo, mi fa domande e mi chiede: ma a te piace scrivere?

Si è aperta una voragine nel mio stomaco: mi chiedi se a me piace scrivere? Scrivere è ciò che mi ha fatta crescere, che mi ha aiutata nell’analisi di me stessa. Scrivere mi ha sostenuta, mi fa compagnia, mi attiva quella parte di cervello tutta mia che si sfoga con le parole messe una dietro all’altra. Scrivere è quella cosa che mi fa entrare in una dimensione particolare di piacere e di ansia, che mi sa calmare e consolare, rallegrare e mi fa scivolare lungo i pensieri più profondi.

Dal mio diario. Oggi mi è successa una cosa bellissima. Un giornalista del Carlino mi ha chiesto se potevo provare a scrivere un pezzo per lui, raccontando il week end di gara. All’inizio ho avuto molta paura poi mi sono messa al computer ed è stata come una magia. Sapevo scrivere, un articolo di giornale intendo. Sono andata dritta fino alla fine, d’un fiato. La cosa ancora più bella è che, anche se avevo un po’ di ansia quando gle l’ho consegnato, lui lo ha letto e mi ha detto: tu dovresti fare la giornalista.

Altra voragine nello stomaco. E testa che parte per un volo che forse non è mai più finito. Giornalista. Ecco cosa devo fare, cosa voglio fare.

E niente, il resto è storia: ho iniziato a scrivere davvero, a impegnarmi perché l’imput di Pirezio mi aveva davvero illuminata. Ho scritto per tutti i giornali locali e soprattutto ho fatto una importante esperienza in redazione al Carlino dove sono rimasta per quasi due anni. Poi ho lavorato anche in Radio e cercato esperienze diverse, soprattutto nel mondo dello sport e degli uffici stampa.  Fino ad ottenere l’accesso all’albo dei giornalisti elenco pubblicisti, dove sono iscritta dal 2001.